Salento, viaggio a Taurisano Città atea&santa

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Taurisano, la città dell’ateo Giulio Cesare Vanini e della serva di Dio Mirella Solidoro, la città del Pane e della Madonna della strada. Questo piccolo centro a pochi chilometri dalle spiagge di Ugento, è uno scrigno ricco di tesori ancora tutti da scoprire.

“Vogliamo valorizzare la nostra città in tutti i suoi aspetti, far emergere il suo carattere e le sue eccellenze per farla diventare una destinazione turistica. Le potenzialità ci sono tutte”, dice il sindaco Raffaele Stasi con gli assessori alla cultura, Katia Seclì e al turismo, Lina Normanno.

Un colpo d’occhio è la piazza dove si affacciano la chiesa madre e il palazzo ducale, divenuto oggi sede del Municipio. Alle spalle si estende un incantevole giardino (che in passato era molto più vasto) dove i giovani sono abituati ancora oggi ad incontrarsi e giocare.

Taurisano è famosa in tutto il mondo perché nacque qui il filosofo Giulio Cesare Vanini, sul finire del ‘500. Illustre letterato e filosofo dalla vita un po’ complicata  finì al rogo, il 9 febbraio 1619, nella città francese di Tolosa, dopo essere stato condannato dalla Santa Inquisizione per ateismo. Per approfondire il suo pensiero è stato fondato il Centro internazionale di studi vaniniani, presieduto dal professore Francesco Paolo Raimondi, docente di filosofia e già preside dello Scientifico Vanini di Casarano, segretario. Il filosofo ispira anche il caffè letterario Normal, dove almeno una volta al mese si riuniscono intellettuali della zona per uno scambio di idee. E in occasione dell’anniversario dei 400 anni dalla morte, il 7, 8 e 9 febbraio sono arrivati a Taurisano studiosi di fama internazionale per partecipare a un convegno, organizzato dall’amministrazione comunale e dal Centro studi internazionale Vanini. Ha partecipato, tra gli altri, il professore parigino Jean Pierre Cavaillè,  docente dell’Ecole des Haute Etudes di Parigi, paragonabile alla Normale di Pisa, esperto nel pensiero vaniniano.

Dice il professore Raimondi: “Patria mia nobilissima, quasi gemma al centro del mondo. Così Giulio Cesare Vanini definiva il Salento, la sua patria d’origine, che descrive spesso nei suoi scritti. Allora l’Italia era raffigurata non come uno stivale, ma come una specie di mano e il Salento corrispondeva al dito indice dove si indossano gli anelli.

Vanini è un precursore dell’età moderna e quindi dell’illuminismo. Originario di una famiglia ricchissima, lasciò a 16 anni Taurisano per proseguire i suoi studi ed entrare nell’Ordine dei Carmelitani a Napoli, dove ebbe i primi dissapori con il Priore. E da lì iniziò la sua vita avventurosa. Con un compagno, Ginocchio, riuscì infatti a rifugiarsi in Inghilterra, addirittura presso sir Abbot, capo della chiesa anglicana il quale appena due anni più tardi lo mise sotto accusa perché aveva scoperto che Vanini tramava per ritornare sotto l’ala della chiesa cattolica. Riuscì a lasciare l’Inghilterra e ottenne la protezione del Nunzio apostolico di Bruxelles. Lo vediamo ancora a Parigi, dove frequentava un cenacolo di letterati e filosofi protetti dal maresciallo di Parigi. Conosciuto per la sua prima opera, l’Anphiteatrum aeternae provvidentiae, quando diede alle stampe il De Admirandis… “I segreti meravigliosi della natura, regina e dea dei mortali”, firmò la sua condanna. I professori della Sorbona che ne avevano autorizzato la pubblicazione come accadeva allora, andarono alle autorità e dichiararono che lo scritto pubblicato era differente dalla copia autorizzata. Vanini fuggì a Tolosa, ma appena due anni dopo venne raggiunto dal Tribunale della Santa Inquisizione e atrocemente giustiziato: strappata la lingua, venne impiccato e poi bruciato. E le sue ceneri vennero disperse al vento”.

Ancora oggi per visitare la casa dove nacque Giulio Cesare Vanini e consultare i volumi della ricchissima biblioteca: 40mila volumi donati alla città anche da illustri studiosi, arrivano appassionati da tutto il mondo.

Pullman di fedeli arrivano invece per pregare sulla tomba di Maria Solidoro, proclamata Serva di Dio e sulla via della Beatificazione e della Santità, una vita umile la sua, ma dalla profonda spiritualità. A raccontarci la sua storia è il fratello: “Maria è nata nel 1964 ed è morta nel 1999. A 13 anni le venne diagnosticato un tumore al cervello. Venne operata e ritornò in casa in coma, destinata a pochi giorni di vita. Invece trascorse tre anni in stato vegetativo. Il 2 maggio 1992 si risvegliò improvvisamente dal coma. Raccontò di avere avuto una visione: un Signore con la barba le disse: guarirai, ma in cambio dovrai aiutare le anime che ti verranno a trovare. I vicini di casa le portarono vari santini perché lei potesse riconoscere chi fosse questo Signore: lei lo riconobbe nel volto del Santissimo crocifisso così come raffigurato nella Chiesa di Galatone. Da quel 2 maggio, mia sorella, pur non lasciando mai il letto, riprese le sue facoltà mentali e operò molte guarigioni e miracoli. Le telefonavano da ogni parte del mondo e lei, incredibilmente, senza mai averle studiate, conosceva tutte le lingue! Aveva sempre una parola di conforto per tutti!”

“Ti prego Maria, fai guarire mia moglie Maura!” quasi ogni giorno un marito disperato si reca sulla tomba di Maria Solidoro e scrive questo pensiero sull registro, adagiato su un leggio e  a disposizione dei fedeli. Poi ci sono tanti pensieri d’amore per la piccola fanciulla di Taurisano, che dicono, ormai sul punto di morire, diventava ogni giorno più bella.

Ma guai a lasciare Taurisano senza visitare la Chiesa della Madonna della Strada, uno splendido esempio di arte romanica dalla facciata monumentale. Sul frontespizio l’immagine della Madonna visitata dall’Angelo nel giorno dell’Annunciazione che dice Ave Maria, piena di tutte le grazie (espressione iscritta in greco sulla facciata) e sul lato della chiesa la Meridiana. All’interno della chiesa si può ammirare un ciclo di affreschi attribuito alla stessa scuola pittorica della famosa Chiesa di Santa Caterina di Alessandria a Galatina. Colpisce l’affresco che raffigura le lotte iconoclaste in Oriente: monaci perseguitati perché volevano dipingere l’immagine dei santi e di Dio, imbrattati dal sangue che esce dal rosone di una chiesa! Da vedere.

La chiesa della Madonna della Strada era tappa obbligata lungo la via dei pellegrinaggi che portavano a Santa Maria di Leuca.

Ma che cosa sarebbe un pellegrinaggio senza il pane, così ricco di significati simbolici? Taurisano, con i suoi forni di eccellenza, vanta un’antica tradizione nella produzione di pane e prodotti da forno, delizia per il palato e ristoro per l’anima. Un tour tra i forni del paese fa chiudere il tour in bellezza.